Arteologia

 

Michelangelo Pistoletto, L’etrusco, 1976, Bronzo e specchio, 194 x 90 x 80 cm (specchio 180 x 220 cm) courtesy Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella (foto J.E.S.)

Matteo Mezzadri, La Materia oscura – Venere, 2018, Fotografia, 80 x 120 cm, courtesy of Matteo Mezzadri

Jorge R.Pombo, Afrodito anno 200 dC, 2018, Olio su legno, diametro 120 cm circa cad. (dittico), courtesy of Jorge R. Pombo.

Gianfranco Gentile, Il pomeriggio delle dee, 2018, Pastelli su cartone ondulato, 140 x 246 cm, courtesy of Gianfranco Gentile.

Marco Bertin, In case of war – Venere di Milo, 2018, Scultura in plastica con piedistallo, acrilico, 203 x 43 x 43 cm, courtesy of Marco Bertìn

Julia Bornefeld, Fiore, 2004, Acciaio e nylon, 240 x 240 x 140 cm, courtesy of Julia Bornefeld.

Alessandro ZannierNel Multiverso, 2018, tecnica mista, 110 x 198 x 140

 

Matteo Mezzadri ha preparato un progetto complesso che prevede la realizzazione di 4 video
che riprendono al rallentatore l’esplosione di 4 busti di imperatori romani, e una Venere, che si distruggono con una carica esplosiva interna.
La parodia riporta alla distruzione drammatica che subiscono opere e architettura durante le guerre e vuole riportare in modo scioccante l’argomento all’attenzione dell’opinione pubblica.

 

Jorge Pombo ha realizzato due opere pittoriche dedicate all’ermafrodito, per ragionare su una nuova frontiera della giustizia, che presto prevederà in Germania e probabilmente in seguito in Europa, il riconoscimento di un terzo genere, dopo quello maschile e quello femminile.

 

Gianfranco Gentile tratta il tema ambientale in modo allegorico e simbolico, su due fronti, quello del materiale usato, cartone ondulato riciclato, il secondo quello del riciclo concettuale delle immagini, che mescolano archeologia industriale (insediamenti che hanno perso ogni funzionalità, salvo quella estetica, di cui l’artista rivaluta la bellezza) e archeologia vera e propria, con statue antiche, riprodotte dipinte (com’erano in origine), con la variante della pelle verde, come fossero dei visitors del futuro, tornati sulla terra a vedere cosa è accaduto nel frattempo all’ambiente.
Un vero e proprio dialogo fra passato e futuro, continuando ad accarezzare il tema ecologico, caro all’artista, che con il riciclo ricorda a tutti come si possa dare il contributo personale, quotidiano e continuo, per un mondo migliore.

 

L’installazione di Marco Bertin In case of war prevede la realizzazione di una copia della Venere di Milo, dipinta in versione mimetica. Per tramandare ai posteri le opere d’arte di ieri e di oggi diventa necessario valutare attentamente le conseguenze delle guerre, sovente scatenate da logiche economiche connesse anche alla produzione al consumismo, che causano disastri irrimediabili ai patrimoni artistici e culturali.
Quale modo migliore di rendere mimetiche le opere d’arte e nasconderle nel bosco? Nessuno andrebbe a bombardare il bosco…

 

Julia Bornefeld con il suo progetto etico ha l’intento di valorizzare le ambivalenze, le differenze e il diritto dell’uomo di essere felice nonostante gli ostacoli che la natura e spesso gli altri esseri umani pongono davanti al cammino.
L’opera di Julia Bornefeld riproduce ingrandita la forma di un fiore carnivoro come il fiore di loto che simboleggia al contempo la vita e la morte. Se si resta invischiati fra i suoi petali profumati si può morire ma, guardandolo da una certa distanza si apprezza la bellezza della natura entusiasmante e senza tempo. I fiori esistevano ai tempi in cui l’archeologia di oggi era arte contemporanea, esistono oggi ed esisteranno fra secoli. Un buon esempio di opera d’arte effimera ma che si rinnova e ci appare continuamente.

 

L’opera di Alessandro Zannier  mette in scena una riproduzione in scala lievemente ridotta del letto di morte dell’astronauta David Bowman, protagonista del celeberrimo film di Kubrick “2001 Odissea nello spazio” di cui quest’anno si celebrano i 50 anni: la scena è una delle più criptiche e misteriose della storia del cinema. Il letto, inserito nel film in una stanza onirica dall’arredamento settecentesco, viene qui proposto in un dialogo metafisico con le statue classiche del museo. La scultura della scimmia “Micromega” è sdraiata in procinto di morire dinanzi a un monolito-smartphone (un pronipote del computer HAL 9000), allegoria della conoscenza umana ancora primitiva nei confronti dell’universo e della tecnologia. “Micromega” è anche il nome del progetto di Zannier, anche musicista e cantante, che si snoda attraverso mostre, un album, una piattaforma enciclopedica visionaria e vari concerti. Un viaggio dalle micro particelle ai sistemi di universi in cui si cercano risposte filosofiche a quesiti esistenziali formulati fin dall’antichità.